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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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De Natura Deorum III,82
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originale
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[82] quam multos ante hunc in ipso Graeciae flore Pisistratus. 'At Phalaris, at Apollodorus poenas sustulit.' Multis quidem ante cruciatis et necatis. Et praedones multi saepe poenas dant, nec tamen possumus dicere non pluris captivos acerbe quam praedones necatos. Anaxarchum Democriteum a Cyprio tyranno excarnificatum accepimus, Zenonem Eleatem in tormentis necatum; quid dicam de Socrate, cuius morti inlacrimare soleo Platonem legens? Videsne igitur deorum iudicio, si vident res humanas, discrimen esse sublatum?
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traduzione
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82. proprio come prima di lui aveva gi? fatto Pisistrato nel fiore stesso della Grecia. ? Ma Falaride ed Apollodoro
pagarono di persona ?. E' vero, ma solo dopo aver tormentato ed ucciso innumerevoli uomini. Anche molti predoni
finiscono con lo scontare i loro delitti, ma non si pu? certo dire che meno numerose siano le loro vittime.
Sappiamo che Anassarco, discepolo di Democrito, fu crudelmente straziato dal tiranno di Cipro e che Zenone di
Elea fu ucciso fra i tormenti; che dire di Socrate sulla cui fine sono solito piangere quando leggo Platone? Vedi dunque
che gli d?i, se vedono davvero le cose degli uomini, non fanno alcuna distinzione?
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